La gente sa chi sono io? Il Cristo, il Figlio del Dio vivente o un mito leggendario
Leggiamo ora un famoso episodio della sua vita, secondo la narrazione di Matteo: «Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”» (Matteo, 16, 13-17).Come si vede, Gesù stesso propone qui il “problema di Cristo”. Ed è stimolante rilevare come Gesù sia interessato a un duplice tipo di investigazione: innanzitutto: La gente chi dice che io sia? Quali sono su di me le opinioni del mondo? Poi: Voi chi dite che io sia? Voi che siete la mia Chiesa, voi che vi esprimete ufficialmente per bocca di Pietro, che cosa dite agli uomini di me?Ad ascoltare la «gente» non si raccoglie, a proposito di Cristo, una certezza, ma piuttosto una molteplicità di opinioni. Passiamole un po’ in rassegna, facendone in qualche modo tre gruppi, così da semplificare il discorso. Gesù è per molti un mito, che ha arricchito e adornato l’esistenza, senza aver lui l’esistenza; qualcosa come Orfeo nell’antico mondo greco e, più modestamente, come Babbo Natale nel moderno Occidente secolarizzato. Oppure è un uomo leggendario che, proprio perché non è mai esistito, ha potuto essere rivestito a poco a poco dei caratteri della divinità. O, se si vuole, è un’idea divina, una fede, uno slancio dello spirito, che ha assunto progressivamente nella coscienza di una comunità di uomini sembianza e natura di uomo. Insomma, una grandezza sovrumana, ma irreale.
Gesù — dicono altri — è un uomo, straordinariamente ma semplicemente uomo, che con il suo fascino eccezionale, la sua intelligenza sublime, la sua meravigliosa personalità, ha impresso un corso nuovo alla storia universale: in una parola, un genio. C’è chi dice: un genio religioso, che, avendo intuito con chiarezza e intensità inarrivabili l’ultima verità delle cose, ha scoperto la paternità di Dio, il culto «in spirito e verità», la legge della carità. C’è chi dice: un genio filosofico, che ha rivelato il valore della coscienza soggettiva e il primato del mondo interiore su quello esteriore. C’è chi dice: un genio sociale, che ha affermato la sostanziale uguaglianza tra gli uomini e ha esaltato la ricerca della giustizia. C’è chi dice: un genio politico, che ha introdotto nella storia umana l’impegno e l’ideale della liberazione da tutte le prepotenze e da tutte le oppressioni esteriori. Insomma, una grandezza reale, ma non sovrumana. Gesù — dice una terza opinione — è un uomo certamente esistito, ma del quale non è possibile sapere niente di certo: i documenti in nostro possesso ci parlano tutti del Cristo che è stato oggetto della fede, dell’amore, dell’adorazione della comunità primitiva, ma non ci mettono in condizione di chiarire chi sia stato veramente in se stesso il Gesù della storia. Insomma, un enigma storico che non sarà mai risolto.
(IV parte) continua
Giacomo Biffi, Identità di Gesù, L’Osservatore Romano – 20 gennaio 2012