O Emmanuele 23 dicembre

scritto da lunedì, Dicembre 23, 2013 0 No tags Permalink 1

O Emmanuele 23 dicembre

Canto Gregoriano “O Emmanuele” 23 dicembre

1) Sosta di preghiera sull’ultima delle grandi antifone, che aiutano la preparazione al Natale: O Emmanuele, nostro re e legislatore, sospiro dei popoli e loro salvatore: vieni a salvarci, Signore Dio nostro.
Per chi si ferma sul testo, è possibile risentire la eco di alcuni temi modulati nell’antifona del giorno precedente.
Nelle due preghiere il Messia è invocato come Re: «Re delle genti, Re e legislatore». Egli viene qualificato come «oggetto dei loro desideri» e «sospiro dei popoli». L’invocazione si conclude con lo stesso anelito: «Vieni e salva l’uomo…; vieni a salvarci, o Signore nostro Dio».
Tuttavia, nell’antifona assegnata per questa giornata, la tonalità è più familiare e più intima: questo Dio e Signore, invocato con appellativi tanto diversi nel corso di una settimana, è un Dio che sta per diventare uno dei nostri e l’uomo, creta nelle mani di Dio, riceverà il sigillo di una impensabile promozione.

2) A tale felice conclusione porta il nome «Emmanuele» (Dio è con noi), con cui si inizia l’invocazione. Esso era nome che apparteneva al linguaggio cultuale, e con il quale si invocava Dio nei momenti di tribolazione. L’affermazione ritorna nelle tre strofe del salmo 45, che esalta la potenza del re d’Israele, padrone della natura, signore delle armi e anche della pace: «Il Signore degli eserciti è con noi». La stessa fiducia è espressa in Isaia (8, 10) dinanzi alla vittoria dei grandi, la quale può durare solo un momento, mentre la presenza di Dio rimane: « Dio infatti è con noi».
Chiamare Dio «Emmanuele» significava esprimere, magari inconsapevolmente, la propria fiducia in Dio. Ma il passo classico nel quale deve essere inquadrato il riferimento presente nell’antifona, è quello di Isaia, cap. 7,14: «Il Signore darà egli stesso un segno. Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». Settecento anni dopo in Betlemme si avverava quanto aveva profetizzato Isaia. L’esegesi è fatta dall’evangelista Matteo: «Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi » (Mt 1, 22)». Il messaggio, destinato originariamente ai Giudei, di un Dio in mezzo al suo popolo per dargli la salvezza e vivere in pieno con l’alleanza, si av¬vera per tutti i popoli con la Incarnazione del Figlio di Dio, nel seno della Vergine.

3) «Dio con noi» fu dal momento in cui «il Verbo si è fatto carne». Dio non ha assunto solo le apparenze della carne, come avveniva nelle mitologie pagane, quando il dio indossava, per qualche momento o avventura, le sembianze dell’uomo. Qui si tratta di una autentica concretezza umana, che resta anche nella sua unione con il Verbo, e che agisce come tale. Cristo nella sua vita e nella sua attività si manifesterà come il profeta, il maestro, il taumaturgo, il medico dell’anima e del corpo, il re-messia, che in sé adempie tutte le Scritture, e però sarà sempre «Dio con noi». «Qui è il centro del cristianesimo al quale tutte le sue linee convergono e dal quale tutti i suoi elementi essenziali e periferici attingono logica ed intelligibilità. Anche l’uomo ne viene illuminato di luce intensa, originale, estremamente feconda» (Giulio Bevilacqua).

4) Le enunciazioni bibliche «Dio è con noi», «il Verbo si è fatto carne», sono ricche di corollari. Anzitutto: se Dio continua ad amare l’uomo, decaduto da altezze divine, se lo segue e lo incrocia sulle strade dell’esilio, se a favore dell’uomo non esita a sacrificare il proprio Figlio Unigenito, significa che l’uomo deve avere conservato, sotto il suo mantello di miseria, valori divini e grandezze, che devono essere recuperate. Sarà la rivelazione a mettere a fuoco la dignità precedentemente ignorata, a cui è stata sollevata l’intera umanità. Quali sono le mete? Gesù vuol condurre l’uomo alla grazia: «A tutti quelli che lo ricevettero diede il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12); alla perfezione: «Siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro che sta nei cieli» (Mt 5, 48); alla gloria: «Padre, voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu m’hai dato» (Gv 16, 24). Intanto, nel camminare verso la patria, Cristo non finisce mai d’essere per ogni uomo l’«Emmanuele». C’è qualche cosa di divino, che cinge la fronte dell’uomo, da quando Dio ha incominciato ad essere uomo. Ci si accorge di questo specialmente a Natale, quando si sosta dinanzi al presepio. Di lì si parte con un monito che deve scuotere il cuore: «Riconosci, o cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna» (San Leone Magno).

5) Anche questa antifona si conclude con una implorazione, come tutte le altre: «Vieni a salvarci». La Chiesa dall’Emmanuele attende oggi la salvezza, come ieri ha invocato da lui la liberazione, la luce, la via, la saggezza. Nell’opera della salvezza, già dal primo istante della Incarnazione, sono associati il Figlio e la Madre. Il concetto è suggerito dall’immagine che, nelle catacombe di Priscilla, raffigura Maria seduta con il bambino in grembo. Accanto le sta un profeta (Isaia o Balaam?), con la destra leggermente alzata, in atto di indicare una stella sopra la testa della Madre. Qualunque interpretazione si proponga nella lettura dell’affresco, questo non può che suggerire una invocazione: «Madre di Cristo, Madre del Salvatore, prega per noi».

Virgilio Card. Noè, I grandi annunzi di Natale, Libreria Editrice Vaticana, 2000, 49-52.

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O Emmanuele 23 dicembre
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O Emmanuele 23 dicembre
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Sosta di preghiera sull'ultima delle grandi antifone, che aiutano la preparazione al Natale: O Emmanuele, nostro re e legislatore, sospiro dei popoli e loro salvatore: vieni a salvarci, Signore Dio nostro. Per chi si ferma sul testo, è possibile risentire la eco di alcuni temi modulati nell'antifona del giorno precedente.
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