O Sapientia 17 dicembre
1) La prima delle sette invocazioni che la Chiesa rivolge a Cristo nei giorni che salgono verso il Natale, si esprime così: O Sapienza, che uscisti dalla bocca dell’Altissimo, che ti estendi dall’uno all’altro confine e disponi ogni cosa con forza e soavità, viene a insegnarci la via della prudenza.
2) Ogni membro di frase dell’antifona è stato cavato da fonti bibliche. Già il padre Lamberto Beauduin nella sua operetta Notre piété pendant l’Avent, ne aveva enumerato le citazioni. Quelle relative alla Sapienza stanno nei libri Vetero-Testamentari dell’Ecclesiastico o Siracide e della Sapienza. Questa parla in prima persona: «Io, la Sapienza, sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi…
Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la tenda, e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l’eternità non verrò meno» (Sir 24, 3-9). Nel libro della Sapienza poi si fa l’elogio di essa: «La Sapienza in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri, paragonata alla luce, risulta superiore; a questa infatti succede la notte, ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere. Essa si estende da un confine all’altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa » (Sap 7, 28-30; 8, 1).
3) In questi testi i cristiani hanno concentrato un abbozzo del loro pensiero sul mistero delle persone divine. La Sapienza viene da Dio, del quale è la Parola e lo Spirito. Dopo aver collaborato alla creazione, la Sapienza iSophia) è scesa sulla terra per vivere con gli uomini, facendo nascere nel loro cuore il desiderio mai saziato di gustare i suoi frutti. La Sapienza coincide con il Logos. Lui è l’immagine del Padre, ne è la parola creatrice (2 Cor 4, 4; Col 1,15; Gv 1, 1-3); è la « forza e la saggezza di Dio » (1 Cor 1, 24).
Come si può constatare, il termine Sapienza designa, in un primo momento, l’attributo essenziale di Dio che tutto dispone con ordine, numero, peso e misura, e l’appellativo si addice alle tre persone divine. Successivamente il termine diviene sinonimo di Verbo e significa la seconda persona della Trinità: il Verbo che era in principio, che era presso Dio, che era Dio (Gv 1, 1), per mezzo del quale tutto è stato fatto, modello per tutti, «dalla cui pienezza tutti abbiamo ricevuto» (Gv 1, 16). La Liturgia proclama questo quando la liturgia natalizia raggiunge il suo momento più alto: nel prologo di Giovanni cantato alla terza Messa di Natale. Questa Sapienza è forza onnipotente, domina da un capo all’altro del mondo e tutto dispone. Ma è dolcezza verso tutti gli uomini: Dio creatore li ama come figli.
4) Al Figlio, Sapienza uscita dalla bocca del Padre, ci si accosta per apprendere da lui la via della prudenza. Lui aveva ripetuto agli uomini: «Io sono la via», «Io sono la luce del mondo». E quanti altri aforismi del vangelo affermano che Cristo Gesù è tutt’uno con la Sapienza.
Ognuno di noi sa quanto sia il suo bisogno personale per risvegliare e accrescere in sé il senso delle cose eterne, per sentirsi viaggiatori che dall’esilio tendono verso la patria.
Perché questo avvenga, la Sapienza continua a parlare in modo penetrante dal vangelo, dalla liturgia, dagli stessi avvenimenti della vita. Chi ha antenne sensibili aumenta il volume del suo senso di prudenza, che gli permette di usare delle creature come scala di ascesa a Dio, e che gli indica il pericolo esistente in esse, vulnerate come sono dal peccato originale, di essere causa di allontanamento da Dio.
La prudenza, sapiente ricamatrice delle nostre azioni, dà la capacità di conformarci sempre alla volontà di Dio, nel dedalo della vita concreta, fa cogliere il giusto mezzo fra tendenze opposte, dà la sagacia per ponderare il futuro dopo aver dato il giusto valore alle cose presenti.
5) Una volta si pregava: Praebe nobis initium Sapientiae ut casto amore te semper sequamur, amore intimae caritatis (Donaci la Sapienza del cuore perché ti seguiamo sempre con amore puro, amore di profonda carità).
Per ottenere tutto questo ci si riferirà anche a Ma¬ria. Nella liturgia è salutata come Virgo prudentissima. Nell’arte d’Oriente e d’Occidente è stata rappresentata come la Sedes Sapientiae o la Panagia Platytéra. Seduta in trono tiene sulle ginocchia il Figlio. Perché il significato dell’immagine non sfuggisse a nessuno, a volte c’era una didascalia a spiegare: In gremio Matris sedet Sapientia Patris (Sulle ginocchia della Madre siede la Sapienza del Padre). A Maria, depositaria di tanto tesoro, si affida l’attuazione della prima preghiera di questo settenario.
Virgilio Card. Noè, I grandi annunzi di Natale, Libreria Editrice Vaticana, 2000, 1317.
Video Antifona O Sapientia – Gregorian antiphon